Il clown teatrale è un lontano cugino del pagliaccio del circo e non ha invece parentela con quello delle feste d’animazione, immagine stereotipata che tanto diverte i bambini e poco i grandi. Una cosa certa è che un clown vuole far ridere, il come è tutto da scoprire!
Al centro di questo laboratorio la scoperta del proprio clown. Il clown ci fa sentire con chiarezza dove il nostro processo creativo si accende, è una porta d’entrata alla nostra creatività, un’efficace bussola interna che ci permette di riconoscere se la nostra presenza in scena è fluida, vera e pronta al gioco, attraverso la possibilità di ridere di noi stessi. Come diceva J. Lecoq “Non si può fare il clown, lo si è”, questo necessariamente rende ogni clown diverso e ogni composizione clownesca un mondo a sé. Ci sono clown forti nella parola, altri silenziosi, alcuni molto fisici, altri ancora metafisici, patafisici, clown cattivi che triturano il pubblico, altri particolarmente vulnerabili… Il punto è che il clown siamo noi in un modo molto autentico, tanto da risultare naif. L’arte del clown quindi ci aiuta a conoscere la nostra poetica e ad essere più veri e umani in scena, stabilendo un rapporto di qualità con il pubblico, lontani da stereotipi stilistici e attoriali. Ovviamente il clown parte da una zona espressiva precisa, lo humor e ha il difficile compito di far ridere …
– Scoperta del naso rosso: la più piccola maschera occidentale;
– Improvvisazioni: gioco fra l’Augusto e Monsieur Loyal;
-Travestimenti che smascherano;
– Il clown primario;
– Voce naturale, voci nascoste.3
______________________________
RAMPA PRENESTINA
“Sala Polivalente” (terzo piano), via Aquilonia, 52 Roma
(Metro C / Teano)